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Storia e Geografia

“…e Lorenzago Aprica tra i campi declivi che d’alto la valle in mezzo domina…”

Giosuè Carducci, Ode al Cadore

Il paese

Lorenzago di Cadore è un comune italiano di circa 556 abitanti della provincia di Belluno in Veneto. È uno dei ventidue comuni che costituiscono la Magnifica Comunità di Cadore.

Lorenzago è posto alla sinistra del Piave e sorge su un verde altopiano ben esposto a 883 m s.l.m. Si situa lungo la strada Statale 52 che collega il Cadore alla Carnia attraverso il Passo della Mauria, costituendo un’area di confine di Provincia e di Regione.

Lorenzago non è diviso in frazioni, ma presenta due distinti assetti urbanistici: uno denso e compatto composto da due borgate storiche; uno più contemporaneo che si estende in località Monteona, Dera, Piate, Rivadó. Le due borgate storiche sono collegate da un tratto della strada Statale 52 che attraversa tutto il paese: da Piazza Calvi (la principale del paese), sale fino a Cima Faureana; percorre poi il piano Viale Città di Genova e passa dalla borgata di Villagrande (Gortina) a quella di Villapiccola (Vila) ove la strada riprende a salire sino al ponte di Ramaió per continuare, con un tratto di otto chilometri, sino al Passo della Mauria, dal quale discende verso la Carnia ed il Friuli. Il Passo della Mauria ed il Monte omonimo con le sue doline imbutiformi scavate dalle acque si trova interamente entro il territorio di Lorenzago.

Una veduta del paese, foto di Giorgia Hofer

La geografia

Il territorio comunale che ha una superficie di 27,95 km², degrada dolcemente (da sud-est a nord-ovest), ma non uniformemente e con vari falsipiani, sino a raggiungere il corso del Piave ove comincia il lago di Centro Cadore formato dallo sbarramento della diga di Sottocastello.

Il territorio è inoltre rotto in molte vallette minori, che sono percorse da piccoli rii, quali il Romotoi, il rio dei Tofi, il Rin de la Cros tributari del Piova, il rio dell’Acquafredda col subaffluente rio Borbe ed il Ramaió tributari del Cridola. Tutte queste acque appartengono al bacino del Piave; solo il torrente Tora, che ha origine dal Monte Toro a nord della forcella del Cridola, appartiene al Tagliamento (che nasce in territorio comunale alle pendici orientali del Monte Miaron a 1195 m s.l.m.), della cui riva destra è affluente, come pure il rio di Stabie, che è affluente di sinistra.

Il confine del territorio comunale è segnato come estrema linea meridionale dalla Cresta del Cridola, i punti estremi orientale ed occidentale sono rispettivamente la confluenza rio di Stabie-Tagliamento e la confluenza Cridola-Piave; il punto più settentrionale si trova pressappoco alla confluenza Piave-Piova. Dalla forcella o più precisamente dalla tacca del Cridola il territorio confina con quello di Forni di Sopra sino a Stabie; da Stabie sino alla confluenza Piave-Cridola con quello di Domegge di Cadore.

Le elevazioni principali sono, oltre il Cridola (2.581 m), la Cresta del Miaron (con le quattro punte di 2.373 m, 2.290 m, 2.215 m e 2.156 m) il colle Audoi (1.560 m), quello di Mezzarazzo (1.544 m), il Sasso Croera (1.538 m), lo Stizzinoi (1.518 m), il colle Magnente (1.526 m) e il colle Famazzo (1.361 m). A tutte queste cime si arriva comodamente per vari sentieri.

I principali monti del comune di Lorenzago, Cridola e Miaron, che dividono il Cadore dalla Carnia appartengono dal 26 giugno 2009 al gruppo Dolomiti d’Oltre Piave e Friulane inserito nella lista del Patrimonio mondiale naturale dell’Unesco.

Il territorio del Comune risulta così compreso tra i 683 m ed i 2.581 m sopra il livello del mare.

Il punto panoramico ad inizio paese, sullo sfondo le montagne che sovrastano Lorenzago

Dalla Preistoria a Napoleone

Delle vicende più antiche poco si può dire sebbene si possa pensare che Lorenzago sia stato abitato fin dall’età della pietra come dimostrerebbe il martello di pietra rinvenuto in Mauria e più precisamente nella cava di Ciole nel 1885 dal lorenzaghese Mario De Marco. Il martello, che è stato acquistato successivamente da don Pietro Da Ronco e ceduto al museo di Pieve di Cadore, appare «del numero e della foggia di quelli che i sacerdoti adoperavano per dare il colpo alla vittima nei sacrifici.»

Nell’età del ferro, si può supporre, e con forti ragioni, che i Reti non penetrarono esclusivamente nell’ampia valle dell’Adige, ma anche nella più stretta valle del Piave. Ciò sarebbe confermato non soltanto da Plinio ma provato (per l’autorevole giudizio dell’Ascoli) dal dialetto cadorino, nel quale sarebbero riscontrabili dei copiosi avanzi ladini, cioè reto-latini.

Attraverso il passo della Mauria sarebbero giunti anche gli illirici, cui appartiene la stirpe veneta. I celti giunsero certamente in Carnia e quindi sicuramente a Lorenzago se il nome del paese, della regione e d’altri toponimi è d’origine celtica. Successivamente, forse dal 115 a.C. da quando il console Marco Emilio Scauro trionfò dei Carni, i Galli della Carnia (de Galleis Karneis), Lorenzago come il resto Cadore passò sotto il dominio di Roma che divenne a partire del 27 a.C. con Cesare Augusto parte della decima regione «Venetia et Istria.» Nel I secolo a.C., come tutto il resto della regione cadorina, Lorenzago fu probabilmente ascritto alla Tribus Claudia, e nel contempo aggregato come tutta l’area cadorina al municipio romano di Julium Carnicum (l’attuale Zuglio). Un ulteriore indizio dell’esistenza del paese nell’età romana e propriamente imperiale proverrebbe da una moneta d’argento trovata nel territorio con l’effigie dell’imperatore Flavio Vespasiano (69-79 d.C.). È comunque certo che Lorenzago fosse un antico presidio romano!

Dopo un passato pagano, Lorenzago, tra il II e III secolo d.C. fu probabilmente uno dei primi villaggi del Cadore ad essere evangelizzato. La tradizione vuole che in Mauria, come lo dimostrerebbe ancor oggi il nome “Pra’ del Santo”, fosse passato Sant’Ermagora discepolo di San Marco, inviato ad Aquileia da San Pietro per predicare il Cristianesimo. Sant’Ermagora è il patrono del paese e la chiesa parrocchiale di Lorenzago è a lui dedicata.

Poco sappiamo di questo oscuro periodo, sebbene si possa certamente dire che le impervie e malagevoli valli cadorine siano state una via d’invasione poco attraente, in particolare se confrontate alle comode valli friulane. Ciononostante, Lorenzago, più d’altri villaggi cadorini avrebbe avuto la possibilità di vedersi giungere, dal Mauria, qualche incursione barbarica (Visigoti, Unni ecc.).

Dal 476 al 568, Lorenzago come tutto il Cadore fu successivamente sotto il dominio degli Eruli, degli Ostrogoti, dei Franchi e dei Bizantini. A partire dall’Alto Medioevo Lorenzago passò sotto dominio longobardo.

Dal 568, con i Longobardi, il Cadore deve aver formato una sculdascia ovvero un reparto militare che divenne poi una ripartizione territoriale e che era formata da un gruppo di cento o centoventi famiglie dello stesso ceppo «fare» (per questo motivo il territorio così suddiviso viene chiamato anche «Centenario»), che oltre alla custodia della cosa pubblica presiedeva anche all’applicazione delle leggi longobarde. Ogni sculdascia era suddivisa in dieci o dodici decanie per centurie. Lorenzago formava con Vigo, Laggio, Pelós e Pinié una delle dieci decanie del Cadore, denominata «Oltrepiave». In seguito ogni decania venne chiamata «Centenaro».

Successivamente alla sconfitta, nel 774, dei Longobardi, tornarono i Franchi. Carlo Magno passò ad un marchese la marca del Friuli alle cui dipendenze erano i conti di Ceneda, Belluno e Cadore. Tolto quindi il governo della regione al gastaldo longobardo e passato ad un conte, ogni villaggio ebbe a capo un marico o marigo, con una denominazione rimasta poi per secoli finché non fu sostituita con quella moderna di sindaco. Il marico, scelto tra i capifamiglia, era assistito da due «laudatori» gli odierni assessori: tutti e tre insieme formavano la cosiddetta «Banca», gratificata col titolo di «Magnifica», e duravano in carica un anno. Essi amministravano il patrimonio del Comune, costituito da pascoli montani e boschi, alla cui sorveglianza erano addetti due «saltarii» ovvero due guardaboschi. Il reddito dei boschi comunali era tale da limitare al minimo le imposte.

Carlo Magno fissò inoltre fin dal 14 giugno 811, ad Aquisgrana, i confini del Patriarcato di Aquileia. È quindi certo che Lorenzago appartenesse, religiosamente, già dall’anno 811 al patriarcato aquileiense. Nell’875, quando Berengario del Friuli divenne marchese, Lorenzago apparteneva già al marchesato del Friuli. Divennero successivamente marchesi del Friuli Gualfredo e Grimoaldo. Ma dal 951, con Ottone I, al 1077, Lorenzago, come tutto il Cadore, passò sotto il dominio dei duchi d’oltralpe: i duchi di Carinzia. Nel 1077 Enrico IV di Franconia costituì il principato ecclesiastico di Aquileia di cui fece parte anche il Cadore fino al 1138. Il patriarcato subinfeudò in seguito il Cadore ad altri suoi vassalli ed i Signori da Camino, illustre famiglia di origine longobarda, divennero i padroni del Cadore, dal 1138 al 1335. Durante questo lungo periodo, tra i paesi cadorini, non mancarono le contese, specialmente per motivo di confini, ed anche Lorenzago fu spesso implicato in controversie con i comuni limitrofi, alcune delle quali sono ancora ben documentate. È quindi evidente che con il crescente aumento della popolazione ogni villaggio ampliasse i propri confini per ottenere in particolare nuovi pascoli il più vicino possibile al proprio abitato generando così frequenti contese. Prezioso fu lo Statuto che i Caminensi diedero al Cadore nel 1235, scritto a Pieve di Cadore dal notaio Vacelo alla presenza di una rappresentanza cadorina, tra i quali un Ambrogio di Lorenzago. Lo Statuto dato al Cadore da Biaquino III da Camino è verosimilmente il più antico codice di leggi e di norme che i Cadore abbia avuto, ed il periodo caminense durato quasi duecento anni fu certamente un periodo positivo per l’intero Cadore, che vide proprio in questo periodo la nascita della Magnifica Comunità di Cadore.

Nel 1347 il Cadore passò sotto il dominio diretto dei patriarchi d’Aquileia. Nell’atto di dedizione al patriarca Bertrando, rogato a Pieve il 31 maggio 1347, tra i rappresentanti dei centenari cadorini figura un Antonio da Lorenzago, che insieme con un Ducius da Vigo, Petrus de Pelusio (Pelos), Zanetus de Vigo ed un Odorico de Pelusio rappresentava il centenaro e l’università dell’Oltrepiave.

Come tutti i Comuni cadorini, anche Lorenzago ebbe i suoi statuti o «laudi». Il primo fu compilato nel 1365 con l’intervento degli uomini delle ville di Chiasate e di Miandre (Melandris), scomparse al principio del secolo XVI, ed è, come tutti gli altri, un vero e proprio codice rurale, avente lo scopo precipuo di garantire la proprietà privata ed il libero uso dei beni comunali, per cui sono indicati con precisione i confini della propria Regola.

Data probabilmente di questa fine del XIV secolo, benché il primo riscontro storico sia successivo, l’inizio del movimento dei «Flagellanti» o «Scuola dei Battuti» a Lorenzago. Le confraternite dei flagellanti «Fradès», il cui nome deriva dalla pratica dell’autoflagellazione pubblica erano diffuse in tutta Italia.

Crollato il potere temporale dei patriarchi aquileiesi, il doge Tommaso Mocenigo, invitò i cadorini, nel 1420, ad accettare il dominio di Venezia. Rappresentanti lorenzaghesi parteciparono certamente nella cappella di Valle di Cadore alla Messa dello Spirito Santo ed alla solenne deliberazione del popolo cadorino, deliberazione compendiata nella famosa formula «Eamus ad bonos Venetos». Lorenzago faceva parte, come si è detto, del centenaro d’Oltrepiave, che era rappresentato con tre membri nel Consiglio generale del Cadore, ed aveva un «commendatore» con i poteri degli odierni ufficiali giudiziari. Lorenzago inoltre, come ogni altro Comune, aveva un «giurato» o ufficiale di polizia, che vigilava sulle misure e sull’osservanza delle norme annoarie. Questa forma di governo locale rimase fino alla caduta della Repubblica di Venezia nel 1797.

Dal 1508 al 1511 durante l’agitatissimo periodo della guerra contro la Lega di Cambrai anche Lorenzago, insieme con tutto il Cadore, soffri del frequente passaggio di truppe, di saccheggi e devastazioni. Nel 1508, Girolamo Savorgnan ed altri condottieri al servizio della Serenissima entrarono dalla Carnia in Cadore superando il Passo della Mauria, e passando per Lorenzago scesero nella valle del Piave per unirsi all’esercito del capitano generale Bartolomeo d’Alviano. L’anno successivo, gli Imperiali, vinta la resistenza dei cadorini a Cibiana e penetrati di là anch’essi nella valle del Piave, tentarono con il principe Rodolfo d’Anhalt dopo avere incendiato Domegge ed esser passati a Lozzo di penetrare nell’Oltrepiave, ma giunti al Ponte di Pelos per l’improvviso panico tornarono sui loro passi. Nell’ottobre del 1511, agli ordini del capitano francese Regendorf, il nemico invase dalla Pusteria il Cadore e costrinse il presidio di Pieve alla resa, ma i Veneziani fecero avanzare truppe dal Friuli al comando di Camillo di Colloredo, che rapidamente per la Mauria si portò a Lorenzago il 12 ottobre.

Ma gli invasori avevano già tutto saccheggiato o incendiato, e gli abitanti, scesi dai monti, dai boschi, dalle baite, dalle malghe ove s’erano rifugiati, dovettero provvedere a costruirsi ricoveri provvisori per fronteggiare l’inverno. Purtroppo, con il frequente passaggio di soldati, una terribile epidemia di peste infierì a Lorenzago tra il 1511 e 1512 causando la morte ad un terzo della popolazione del paese.

Da allora fino al XVIII secolo Lorenzago non fu più tormentato da eserciti stranieri, ciononostante, fu danneggiato da non rari incendi tra i quali si possono ricordare i più devastanti avvenuti nel 1616, nel 1716 e nel 1792. Durante tutto questo periodo non cessarono le questioni con i comuni confinanti, se ne conserva ricordo in numerosi documenti nell’Archivio antico della Comunità Cadorina, custodito nell’Archivio di Stato di Venezia.

Dopo quasi tre secoli di relativa tranquillità sotto la protezione della Serenissima, la pace di Lorenzago fu nuovamente turbata con l’invasione francese nel 1797. A Lorenzago era stanziato un appostamento austriaco e sulla Mauria si collocarono alcune compagnie tirolesi atte a fronteggiare il passaggio dei francesi che erano ormai giunti a Tolmezzo. Presto però gli austriaci si ritirarono per concentrare la loro difesa in Gogna. Il 13 maggio 1797 un reparto di soldati francesi giunse fino a Pieve istituendo il codice napoleonico in Cadore. La regione cadorina con un nuovo ordinamento civile e penale, venne suddivisa in sei cantoni uno dei quali comprendeva Lozzo (il capoluogo), Lorenzago, Vigo, ed Auronzo. I frequenti passaggi dei soldati francesi lasciarono illeso il paese sebbene pretesero la consegna di tutta l’argenteria della chiesa oltre che alla contribuzione di viveri.

Uno scorcio
invernale del paese

Il presente

Lorenzago, dagli ultimi decenni del XIX secolo, è un apprezzato centro di villeggiatura. Vi diede la prima spinta l’avvocato Giovanni Facheris che contribuì notevolmente allo sviluppo del paese.

Il paese è diventato famoso in tutto il mondo soprattutto per aver ospitato il soggiorno estivo di due Papi. San Giovanni Paolo II ha scelto di soggiornare a Lorenzago per ben 7 volte, Benedetto XVI invece ha passato un periodo di vacanza nel territorio nel luglio 2007.

Lorenzago continua a vivere di turismo e non solo. Ai Papi è dedicato un intero Museo e anche un sentiero. I turisti, che ogni anno puntualmente soggiornano nel paese, sono attratti dal meraviglioso paesaggio naturale che le montagne cadorine, patrimonio dell’Unesco, possono offrire.

Il Comune dal maggio 2019 è amministrato dal Sindaco Marco D’Ambros.    

La chiesa parrocchiale di Lorenzago

Articolo in aggiornamento…

Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Lorenzago_di_Cadore